In Sardegna, tra i monti del Gennargentu, si trova la stupenda gola di Gorropu, un vero e proprio spettacolo della natura che, nel corso dei secoli, è stato scavato nella roccia dall’intensa azione erosiva delle acque del Rio Flumineddu. La gola ha una lunghezza di circa 1.500 metri e, nei punti più profondi, le sue pareti superano i 400 metri di altezza, una caratteristica che le hanno valso l’appellativo di Grand Canyon della Sardegna.
I vecchi di Urzulei, Orgosolo e Dorgali parlano di “Sa mama de Gorropu” (la madre di Gorropu), una spaventosa creatura che dimora all’interno del canyon. I drullios (è forte l’assonanza con i trolls della mitologia nord europea) vengono descritti come creature malvagie che, durante le notti tempestose, escono dalle grotte nascoste nel canyon e trascinano via uomini, animali e costruzioni del Supramonte.
Si racconta che a Gorropu abiti anche “Sa Tentassione” (il diavolo) e che in molti in passato vi si recassero per affidare la propria anima in cambio delle ricchezze terrene. Ma facevano poi una brutta fine: sopraffatti dalla disperazione, finivano per togliersi la vita.
Queste terrificanti superstizioni si può ipotizzare che derivino, in parte, dal noto fenomeno di sovrapposizione del culto cristiano a quello pagano, e quindi dalla conseguente messa in cattiva luce di tutti i culti e i miti della cultura sottomessa.
Come risaputo, infatti, già in epoca nuragica erano considerati sacri tutti i luoghi che esprimevano in qualche modo la forza della natura o rappresentavano una risorgiva d’acqua.
In questi luoghi, sin dall’epoca preistorica, spesso furono costruiti dei templi che, durante la fase di cristianizzazione, vennero demoliti o riconvertiti per essere funzionali al culto cristiano.
Ma l’aspetto più singolare, sostenuto con assoluta convinzione da molti anziani, è che in un punto preciso all’interno di Gorropu, sia possibile vedere le stelle di giorno. Questo dato non trova alcun sostegno scientifico, ma c’è più di un anziano che afferma che, in un determinato periodo dell’anno, a una certa ora e nel punto più stretto del canyon, si possano veramente vedere alcune stelle di giorno.
È invece un fatto certo che, a volte, il vento raggiunga dentro il canyon velocità impressionanti, tali da far sbattere interi stormi di uccelli contro le ripide pareti. Sino agli anni ottanta del secolo scorso, quando i colombacci erano ancora numerosi, avveniva spesso che i pastori si riempissero le bisacce in pelle di questi potenti volatili, che si trovavano ammassati in gran numero all’interno del canyon.
Una leggenda in particolare racconta di una realtà conflittuale tra l’Ogliastra e la Barbagia che venne addirittura risolta da un intervento divino che segnò indelebilmente il confine tra le due entità. Questa ci narra che, un giorno, il buon Dio decise di salvare i pastori di Urzulei dalle frequenti scorribande dei banditi orgolesi, e con un fulmine divise in due il Supramonte: da una parte Barbagia, dall’altra Ogliastra.
Al centro un’orrida fenditura di roccia (il Gorropu) dove non passa uomo né animale, ma solo gli spiriti dei banditi e le anime malvagie di tutti quelli cui la sorte non concesse di morire nel letto.
Forse è proprio il confine così ben marcato da Gorropu che ha creato i presupposti per un duraturo e pacifico riconoscimento dei confini, cosa che non è avvenuta con gli altri comuni limitrofi.

Granito Bianco Sardo

Bianco Sardo è un granito molto conosciuto in Italia, naturale, dal colore bianco, proveniente dalla Sardegna. Si presenta con una texture compatta e resistente e una granatura media che sfuma, sulla base bianca, dal nero al grigio. Materiale molto duro e compatto spesso utilizzato per esterni, spesso anche per realizzare colonne o altri grandi elementi lapidei.