Il 20 dicembre 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2015 “anno internazionale della luce e delle tecnologie basate sulla luce”.
IYL2015 è un’iniziativa globale che mira ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza di ciascuno di noi sul modo in cui le tecnologie basate sulla luce promuovono lo sviluppo sostenibile e forniscono soluzioni alle sfide globali, per esempio nei campi dell’energia, dell’istruzione, delle comunicazioni, della salute e dell’agricoltura.
I temi ufficiali dell’IYL2015 sono:
– la scienza della luce;
– la tecnologia della luce;
– la luce in natura;
– la luce e la cultura.
Nel campo delle pietre naturali e dei marmi si è sempre cercato di trovare il giusto rapporto con la luce. Addirittura, alcuni marmi (alabastri) erano utilizzati come vetri per le finestre o per i rosoni della chiese al fine di lasciare entrare la luce del sole debitamente filtrata. Altri avevano il compito opposto, cioè riflettere la luce del sole e della luna oppure luci appositamente posizionate.
Altri materiali, come gli onici, hanno la caratteristica della trasparenza più o meno accentuata: una luce posizionata nella parte posteriore crea effetti unici e inaspettati. Tecnicamente, si tratta di retroilluminazione.
Mi fa sorridere l’individuazione, nel cammino di conoscenza scientifica della luce, dei contributi assolutamente unici di personaggi culturalmente diversi, se non opposti. Ne cito solo tre:
– lo studioso islamico Ibn Al-Haytham, conosciuto come Alhazen (Bassora, 965 circa – Il Cairo, 1039), che ipotizzò per primo che il colore fosse effetto d’una radiazione secondaria, emessa dagli oggetti colorati che fossero stati sollecitati da un agente primario, come la luce del sole. Si spinse a teorizzare che la luce solare illuminasse la luna e che questa la riflettesse sulla terra;
– il fisico Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955), che intuì che l’estrazione degli elettroni dal metallo si spiegava molto più coerentemente ipotizzando che la radiazione elettromagnetica fosse costituita da pacchetti di energia o quanti, poi denominati fotoni (formulazione dell’effetto fotoelettrico);
– lo studioso Charles Kuen Kao (Shanghai, 4 novembre 1933), un pioniere delle fibre ottiche nella trasmissione telefonica, tanto da guadagnarsi il titolo di padre delle fibre ottiche. Una rivoluzione copernicana nel campo della luce.
Illuminare da sotto, da sopra, da davanti, da dietro, da vicino, da lontano… ormai si è provato di tutto, compresa l’applicazione dei diversi gradi cromatici della luce e dei diversi colori. Un po’ come se si fosse fatto solo il primo passo dei tre sopra descritti.
Sarebbe bello riuscire a illuminare il dentro, l’interno, per ottenere non tanto la pietra illuminata, ma la luce solida. Una ricerca dell’anima della pietra più che del suo abito esterno. Difficile da esprimere.
È un po’ quello che si prova quando si entra nelle grotte delle montagne, quando si percorrono quei sentieri in mezzo a scenari incredibili che la natura ha creato nel corso di milioni di anni. Quando la luce illumina stalattiti e stalagmiti emergono colori inaspettati e incredibili, concrezioni nate e cresciute senza luce, nel segreto della pietra.
Poter finalmente osservare il colore della materia attraverso una ‘violazione della privacy’ della stessa, attraverso un processo di solidificazione della luce.
Scorcio delle Grotte di Castellana
“Luce solida”