A 124 chilometri da Roma si trova uno dei borghi più belli d’Italia: Civita di Bagnoregio, “la città che muore”, fondata ben 2.500 anni fa dagli Etruschi.
Civita di Bagnoregio fa capo, appunto, al Comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, dal quale dista circa un chilometro, ed è accessibile solo a piedi; dal parcheggio più vicino dista trecento metri, tutti in salita. Il ponte è in cemento armato ed è stato costruito nel 1965. Inizialmente ben cinque porte garantivano l’entrata al borgo, mentre oggi rimangono solo quella principale di Santa Maria e quella della Cava, nonostante Civita possa essere raggiunta anche dalla Valle dei Calanchi tramite una galleria scavata nella roccia. Fin dai suoi albori, il borgo ha dovuto fare i conti con i fenomeni naturali: tra il 280 e il 265 a.C, infatti, sia Etruschi che Romani avviarono dei lavori di canalizzazione delle acque per ridurne l’incidenza sismica.
Civita sorge su una delle più antiche vie di comunicazione italiane, quella che collegava il Tevere al Lago di Bolsena. Le sue origini etrusche sono ben evidenti in termini di struttura, in cardi e decumani, sebbene i palazzi giunti fino ai giorni nostri siano invece medioevali e rinascimentali. Il borgo ospita anche una piccola necropoli etrusca, nella zona del Belvedere di San Francesco, così come la grotta di San Bonaventura segue lo stesso stile. D’altronde, il periodo etrusco fu molto fiorente per la piccola città, poiché, data la posizione geografica strategica, il commercio era particolarmente fiorente. Dello stesso periodo sono anche molte tombe, verso la base dello sperone, scomparse nel tempo per l’azione delle frane.
Il borgo è abitato da una decina di persone soltanto e il triste soprannome di “città che muore” è stato ispirato dall’erosione della collina e della vallata su cui è ubicata. L’erosione è tuttora in atto e nei dintorni è possibile notare i maestosi Calanchi che si estendono all’orizzonte, offrendo un aspetto magico all’intero panorama.
La scelta di farla sorgere su un’isola di Tufo Rosso e materiale lavico non è stata un’idea grandiosa: il piccolo borgo è, infatti, costantemente rimodellato da fenomeni naturali quali erosioni e frane, poiché si erge su uno sperone di roccia con una duplice formazione. La più antica, di origine marina, è a base argillosa, mentre la seconda si caratterizza per la prevalenza di minerali di origine lavica e tufo, la cosiddetta Basaltina. L’azione combinata dei due torrenti vicini e degli agenti atmosferici ne ha determinato una progressiva instabilità, con un’erosione continua della sua base. Ciò ha imposto un lento ma inesorabile mutamento della collina del borgo, così come delle vallate limitrofe.
Nel corso del tempo, infatti, sono state parecchie le occasioni in cui si sono verificate erosioni, terremoti e frane che ne hanno ridotto notevolmente la superficie e la stabilità provocando, quindi, l’abbandono del luogo da parte dei suoi abitanti. Gli studi condotti sulla velocità di erosione hanno rilevato una media di circa 7 centimetri all’anno.
Del periodo etrusco rimangono molte testimonianze: di particolare suggestione è il cosiddetto Bucaione, un profondo tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato e che permette l’accesso, direttamente dal paese, alla Valle dei Calanchi.
All’arrivo dei Romani, nel 265 a.C., furono riprese le imponenti opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti avviate dagli Etruschi.

 

LASTRA DI BASALTINA

È magma vulcanico raffreddatosi lentamente oppure velocemente, di colore grigio scuro. Nel primo caso si ha il tipo Classico, nel secondo il tipo Selcino. Nel tipo Classico il rilascio lento dei gas attivi e il lungo raffreddamento della materia lavica hanno dato vita a una particolarissima e inimitabile porosità stratificata. Nella Basaltina di tipo Selcino, invece, il raffreddamento lavico è avvenuto in maniera veloce e immediata, e la porosità libera ha incastonato nella pietra giochi di luce liberi e senza regole. Viene cavata nella zona di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel Lazio. La cavagione non avviene affettando le montagne o attraverso l’estrazione da cavità tipo miniera, come solitamente accade per la maggior parte dei materiali. La Basaltina dev’essere cercata: se ne trovano, infatti, blocchi più o meno grandi andando a rimuovere orizzontalmente terra e detriti. Come fossero dei grandi tartufi. Una specie di caccia al tesoro.