Risposte

Viene ovviamente da chiedersi quali risposte occorra dare a chi, continuamente, usa il terrore per motivazioni pseudo–politiche o pseudo-religiose. risposte da dare sia nella vita quotidiana di ognuno che a un livello più ampio.
Nella mia vita di ogni giorno (la microstoria) posso concretamente portare avanti alcune piccole ‘battaglie’: anzitutto decidere di non avere paura, non cambiare programmi per il timore che possa succedere qualcosa, e chiedere agli altri di fare altrettanto. Potrei dire con uno slogan: ‘voglia di normalità’.
In secondo luogo, affermare continuamente il valore della contaminazione culturale, politica, sociale e religiosa: è la diversità che produce cultura. Diversamente da chi afferma la purezza di una razza devo promuovere la contaminazione al fine di crescere più velocemente rispetto ai ‘puristi’, di essere culturalmente più ricco.
In terza battuta, isolare coloro che sono portatori di odio, di razzismo: decidere che non voglio circondarmi di persone così, che almeno nel mio piccolo costoro siano ‘off limits’. E poi affermare e attuare sempre la necessità del dialogo, della comprensione delle diversità, del rispetto assoluto delle differenze e delle autonomie. Ritengo fondamentale affermare il mio essere figlio della rivoluzione francese: i valori di quest’ultima fanno parte del mio DNA, sono l’essenza della mia cultura, non posso rinnegarli. Che piaccia o meno, hanno caratterizzato il nostro essere ‘occidentali’.
Nella realtà che mi circonda (la macrostoria) sarebbe bello che venissero attuate alcune priorità che – secondo me – potrebbero essere risolutive. Anzitutto, bisognerebbe che si risolvesse la questione palestinese: è il nucleo, la cartina di tornasole da cui discende tutto il resto. Molto semplicemente con il criterio del ‘due popoli, due stati’.
In secondo luogo, bisognerebbe attuare un embargo totale sulla vendita delle armi: oggi la possibilità di fare affari con gli armamenti muove equilibri e scelte a livello mondiale; altro che frontiere e religioni: è questo commercio a decidere tutto.
E poi l’ONU: se davvero avesse la possibilità di obbligare le nazioni ad essere coerenti con quanto deciso in assemblea, potrebbe diventare uno strumento sovranazionale di portata inimmaginabile: una risoluzione onu che decidesse di mettere fine a qualcosa e tutti gli stati che si sentono in dovere di rispettarla. Invece, si deve sempre fare i conti con qualcuno che boicotta o pone il veto per interessi assolutamente di parte. Di una parte sola.
E infine l’Europa: se si mettessero da parte gelosie, invidie e tornaconti locali, potrebbe davvero diventare l’ago della bilancia. Potrebbe porsi in una posizione di forza e dettare le condizioni anche a coloro che oggi usano il terrore.
Utopia? Forse, ma nel senso espresso dalla citazione che segue: «l’utopia del cielo come nascondiglio degli dei e delle anime è una favola.
Le cose stanno qui, tutte qui, tutte in questo bellissimo e simpatico pianeta. L’invisibile, il ‘coelato’, sta alla portata dei nostri occhi, ma c’è molta gente che non ha perfezionato la vista e che non vede.» (Giuliano Kremmerz, “Avviamento alla scienza dei magi”, vol. II)