Mondiale di rugby 2015. Lo sport della palla ovale.

Nel rugby, come nella vita, la verità viene sempre a galla. Soprattutto perché la palla è ovale e rimbalza come vuole lei, non come vorremmo noi.
Siamo alle battute finali del mondiale di rugby 2015, uno sport nato nel nord del mondo.
La leggenda attribuisce a William Webb Ellis, uno studente della città di Rugby, l’invenzione di questo gioco. Racconta la leggenda stessa che, nel 1823, in occasione di una partita di football giocata con regole ancora non condivise, W. W. Ellis raccolse la palla con le mani e iniziò a correre verso la linea di fondo campo avversaria per poi schiacciarla, dopo averla superata, urlando: “Meta!”.
Questo gesto stupì e incuriosì molte persone, che iniziarono a praticare quello che poi sarebbe diventato a tutti gli effetti uno sport (e che sport). In onore di Ellis è tuttora presente una statua di bronzo davanti alla scuola dove il rugby è stato inventato.
Solo successivamente la pratica di tale gioco si è affermata nell’emisfero sud del mondo, in modo particolare in Nuova Zelanda, Australia e zone limitrofe.
Oggi possiamo affermare che gli allievi hanno superato i maestri: le quattro squadre che sono arrivate alle semifinali, per la prima volta da quando esiste il campionato del mondo, sono tutte espressione dell’emisfero sud. Si potrebbe quasi dire che, da quando hanno imparato a conoscere gli scherzi della palla ovale, se ne sono impadroniti e non vogliono lasciarla.
Nuova Zelanda, Sudafrica, Argentina, Australia.
Ma, forse, non è un caso. Forse è segno che un parassita si è annidato nelle squadre dell’emisfero boreale, sostentato dall’incredibile giro di soldi che caratterizza i campionati nazionali del nord. Soprattutto quello francese, dove la squadra di Tolone spende cifre da capogiro per comprare giocatori che poi rimangono spesso in panchina.
Giocatori tanto pagati quanto improduttivi.
Spero che, terminato il campionato, qualcuno si faccia le domande giuste e abbia il coraggio di darsi anche delle risposte. Qualcuno nel nord del mondo, in quel nord che oggi rischia di perdere questo sport, assieme ai valori che ha sempre portato con sé.